Questa è una delle opere più famose di Alessandro di Mariano di Filipepi, in arte Botticelli.
Non conosciamo con certezza il committente dell’opera, ma sappiamo che il dipinto si trovava sopra una sorta di cassapanca in via Larga, attuale via Cavour, alla fine del XV; mentre Giorgio Vasari lo ricordava come arredo interno della villa di Castello, insieme al quadro della Nascita di Venere.
La lettura inizia da destra: Zefiro, il dio dei venti, rapisce la ninfa Chloris che, spaventata, cerca di scappare, ma che ormai posseduta dal dio, accetta di sposarlo e dalla loro unione viene trasformata in Flora, ovvero la Primavera. Quest’ultima dispensa fiori, molti dei quali li ha intrecciati nei capelli. Al centro troviamo Venere sotto un arbusto di mirto, pianta a lei sacra. Sui bordi del manto possiamo notare le fiammelle dorate, simbolo di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, cugino del Magnifico, le quali fanno avvalorare l’ipotesi di una sua committenza. Sopra la dea è collocato Cupido bendato nell’atto di scagliare frecce d'amore in direzione delle 3 Grazie danzanti, decorate con vestiti leggeri quasi trasparenti. L’ultima figura è Mercurio, dipinto con i tipici calzari alati e vestito solo da un drappo rosso ornato anche questo dalle fiammelle di Lorenzo, che con il caduceo allontana le nuvole che incombano sul giardino.
Una delle ipotesi più avvalorate è che il dipinto rappresenti la Primavera come stagione. Zefiro, Chloris e Flora sono catalogati come i mesi del vento, cioè marzo; Venere, le 3 Grazie e Cupido rappresenterebbero il mese dell'amore, cioè aprile; Mercurio invece sarebbe la personificazione del mese di maggio, in quanto lui è figlio di Maia, dalla quale deriva il nome del mese.
Botticelli decora il prato con oltre 190 specie botaniche, tra cui circa 40 sono state individuate. Nell'angolo in basso a destra del dipinto sono raffigurati due iris viola, fiore noto come il simbolo della città di Firenze già a partire dal XI secolo. A partire dal 1251 i ghibellini decisero di identificarsi con il giglio bianco su sfondo rosso, di conseguenza i guelfi decisero di invertire i due colori. Essendo Firenze una città di stampo guelfo, il giglio rosso su campo bianco è rimasto fino ai giorni nostri.
Nel 1954 Flaminia Specht e Nita Stross Radicati, due appassionate coltivatrici, decisero di creare il "Premio Firenze", cioè un Concorso Internazionale annuale per le migliori varietà di Iris. Fino a quel momento questo genere di competizione si era tenuta a Roma, ma Nita Stross riteneva che la sede più adatta fosse la città di Firenze, in quanto da secoli vantava nel suo emblema la figura dell’Iris. Nel 1955 iniziarono ad arrivare le prime specialità di iris coltivate all'interno in vasi, ma il Giardino dell'Iris collocato ai lati del Piazzale Michelangelo fu inaugurato solo nel 1957, grazie alle numerose donazioni che arrivarono in città. Nel 1959 fu istituita a Firenze la Società Italiana dell’Iris con il compito di gestire sia il giardino che il concorso. Il giardino è aperto dal 25 aprile al 20 maggio.
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